La photoeditor di Vogue Alessia Glaviano e il suo punto di vista

        Ho avuto il piacere di partecipare ad un incontro tenuto da Alessia Glaviano,  senior photoeditor di Vogue Italial’Uomo Vogue e responsabile di PhotoVogue, il sito per farsi notare.

        L’associazione TAU Visual sta organizzando un ciclo di incontri riguardanti la fotografia professionale, un paio di giorni fa è stata la volta di Alessia Glaviano, senior photoeditor di Vogue ItaliaL’Uomo Vogue e responsabile di PhotoVogue sito al quale sembra tenere molto.
        Al momento della registrazione online per partecipare alla conferenza era possibile inviare una propria domanda da rivolgere alla famosa photoeditor, tra quelle online e quelle dei presenti sono state fatte diverse domane molto interessanti.

        Come può farsi notare un giovane fotografo per entrare nel mondo della moda?

        Fin da subito la Glaviano ha iniziato a parlare di Photovogue, dicendo che è sicuramente uno strumento fantastico per farsi conoscere se ancora non si è nessuno e si vuole entrare a far parte di un mondo notoriamente elitario.
        Dice di aver conosciuto tantissimi giovani fotografi di grande talento, a venticinque dei quali darà la possibilità di esporre quattro foto alla galleria Sozzani a Milano a partire dal 13 Giugno (qui maggiori info).

        Come può un fotografo riuscire a raccontare storie attraverso le fotografie?

        Alessia spiega che nel campo della moda non esiste possibilità d’improvvisazione, i più grandi fotografi arrivano sul set con le idee ben chiare, spesso utilizzano schizzi, disegni e storyboard. Non ci si può permettere di non avere ben in mente cosa si voglia raccontare, se non si sa cosa si vuole raccontare è inverosimile che ne esca un buon lavoro. La preparazione è una delle grandi parti del lavoro (proprio come qualche giorno fa diceva Giorgio Lotti).
        Glaviano spiega che quando fa una lettura portfolio deve vedere almeno 9-10 foto collegate tra loro che raccontino una storia, se non si riesce ad arrivare a questo numero di foto non si viene presi neanche in considerazione da una rivista come Vogue.

        Quanto influisce la moda nell’arte?

        Si sente spesso dire che l’arte deve essere un’istinto, un qualcosa di così personale e importante da non riuscire a governare, quindi spesso si tengono ben separati il mondo dell’arte e quello dei lavori su commissione. A questo proposito Alessia pone come esempio la cappella Sistina, fatta da Michelangelo su commissione, nessuno oserebbe mai escluderla dal mondo dell’arte.

        Per me la fotografia di moda può essere arte, non vedo alcun problema.

        Come si evolverà il mondo dell’editoria? Con l’avvento del digitale la carta è destinata a scomparire?

        A questa domanda la photoeditor ride, spiega che riviste del calibro di Vogue è impossibile che spariscano, anzi, dall’avvento del digitale vengono venduti più numeri della rivista. Si crea quel legame ad una materia come la carta che la rivista viene vista come un bene di più alto valore rispetto ad una pagina web o un ebook. Si arriva ad affezionarsi alle riviste cartacee.
        Oltre al lato psicologico anche da quello economico la rivista acquista più valore insieme agli spazi pubblicitari che ci sono al suo interno.

        Esiste un mood italiano nella moda e l’Italia è competitiva in questo campo?

        No, non ha voluto fare nomi di fotografi italiani ma ha spiegato che secondo lei diversi dei fotografi che si definiscono di moda dovrebbero cambiare mestiere. Dice di non essere contenta dei fotografi italiani, quelli bravi che ci sono vanno a lavorare all’estero.

        Vedo molta fotografia commerciale, ma pochissima di moda.

        Elaboriamo digitalmente le immagini per povertà di idee?

        Ha vissuto diversi anni a New York e dice che dalla sua esperienza la manipolazione fotografica è sempre esistita, la vedeva già negli studi che utilizzava Avedon per modificare le proprie immagini, e a lei questo piace. Approva e apprezza molto il fotoritocco se fatto bene.

        Nella fotografia di moda tutto è ammesso.

        Negli anni ’90 andava di moda lo snapshoot style che ha reso famosi Terry Richardson & co. Ora invece va di moda la manipolazione digitale, la fotografia è un linguaggio, un mezzo con il quale si può comunicare come meglio si crede. Secondo la sua opinione si andrà sempre di più verso una difficoltà tecnica. Una foto tecnicamente perfetta però non deve essere una foto vuota. Spesso, soprattutto ultimamente accade di vedere foto perfette a livello tecnico, ma senz’anima, bisogna essere capaci di comunicare e di dare quella scintilla in più alle fotografie mantenendo una difficoltà tecnica se lo si ritiene opportuno.

        Le foto cartacee vengono pagate in maniera diversa rispetto a quelle destinate al web, ci sarà mai un livellamento dei prezzi?

        Dice che le dispiace per questa differenza di prezzi tra cartaceo e digitale, ma che non crede ci sarà mai un reale livellamento tra le due modalità di pubblicazione. E’ la legge del mercato, sul cartaceo vengono pubblicate 200 foto al mese, nel sito web 200 o più al giorno. Le informazioni online sono tante e invecchiano in poche ore.

        Parliamone.

        Una delle cose che più mi hanno incuriosito durante la conferenza è stato il cosiddetto effetto Yolanda Dominguez che grazie al suo video Poses ha riscosso un notevole successo.

        Il video affronta in maniera ironica le pose spesso imbarazzanti che assumono le modelle nelle fotografie di grandi fotografi e soprattutto di quelli meno esperti.  Alessia parlando di PhotoVogue raccontava che un’altissima percentuale di fotografie che boccia è altamente imbarazzante. Avrebbe piacere, se solo fosse possibile, poter organizzare una mostra intitolata The worst of PhotoVogue.

        Personalmente ho molto riflettuto sulle parole della Glaviano Less is More, ultimamente parlando con diversi professionisti di fama tutti mi hanno sempre fatto capire che nella fotografia la semplicità è tutto. Ogni elemento che viene incluso in una foto è spesso di disturbo. Quando aggiungiamo qualcosa nell’inquadratura la prima cosa da fare è chiedersi serve? perché lo sto facendo? cosa sta comunicando? e ci si accorgerà che al 99{9e56d489e1da8d5f6572479435bff5b8be1cf3b96b254a5d229d008a3c4ce162} dei casi Less is More.

         

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