*Ovviamente questo mio articolo non vuole essere una lezione di storia ma una semplice piccola raccolta per curiosi.
Le fotografie con la camera oscura hanno un tempo di scatto molto elevato perché la luce che passa attraverso il foro stenopeico ( di solito con un diametro di qualche decimo di millimetro ) è molto tenue, infatti è grazie ad otto ore d’esposizione alla luce del sole che J. N. Niépce riuscì a scattare la prima fotografia della storia nel 1826 ( il sole spostandosi di molto in quel tempo ci da la sensazione di illuminare gli edifici da entrambe le parti seppur opposte ).
L’immagine fu realizzata pennellando una lamina di rame ricoperta d’argento con uno strato di bitume di Giudea ridotto in polvere e disciolto in essenza di lavanda; la soluzione viene pennellata su questa lamina e quindi fatta asciugare.
E’ passato più di un decennio dalla prima eliografia di Niepce (che tra l’altro morì nel 1833) e il suo collega Daguerre nel 1837 riesce a fissare un’immagine su lastra di rame: il dagherrotipo.
L’immagine che si può vedere è quindi un dagherrotipo del 1838 e ritrae, da una finestra che dà verso il Boulevard du Temple, a Parigi, per la prima volta due persone, un lustrascarpe ed il suo cliente. La strada era abbastanza popolata, ma, siccome il tempo di esposizione fu maggiore di 10 minuti, sulla lastra rimasero impressi solamente le uniche due persone ferme (o quasi) quel tanto che bastava per immortalarle per sempre nella storia.
La prima foto ad avere volontariamente una persona come soggetto. La foto fu scattata da William Henry Fox Talbot nel 1840.
La prima foto a colori della storia è del 1861 ed è stata scattata da James Clerk Maxwell. Si tratta della sovrapposizione di tre immagini scattate con filtri di diverso colore (rosso, verde e blu).
( L’oggetto ritratto è un tartan scozzese )
La prima serie di foto ad alta velocità è stata fatta da Eadweard Muybridge nel 1878.
Egli scattò tutta una serie di foto a persone e animali in movimento, la prima serie venne fatta per scommessa: c’è un momento durante il quale il cavallo che galoppa non ha nessuna zampa che tocca terra?
Per rispondere a questa domanda Muybridge usò 24 fotocamere posizionate sul rettilineo di un ippodromo e collegate a dei fili che venivano tranciati dal galoppo del cavallo.
Inutile osservare che quest’immagine finì per segnare il naturale ponte tra fotografia e cinema.
All’ apparizione di questa serie sulla stampa, l’immagine fu sospettata di frode, il che costrinse lo stesso Muybridge a rispondere con una lettera pubblicata sui maggiori quotidiani del periodo perché in realtà, nell’immagine presentata alla stampa sono state accentuate le ombre e i profili, il volto del fantino è stato incollato, lo sfondo “scientificato” ad arte con l’aggiunta di una scala metrica.
Questo è anche quindi il primo fotoritocco.
Nel 1957 Russell Kirsch trasformò una fotografia del figlio in un file attraverso un prototipo di scanner d’immagine.
E’ incredibile pensare che esisteva già un’immagine digitale più di 56 anni fa.