Lo scorso giovedì ha avuto inizio il secondo girone di conferenze delle Lectio Magistralis, ero andato a tutte le conferenze dell’anno scorso rimanendo mediamente molto soddisfatto e sentendomi sempre un minimo arricchito di conoscenze. E’ stata la volta di Maurizio Galimberti, fotografo che ho sempre stimato.
Tutti questi incontri hanno come argomento centrale la Fotografia, quella con la F maiuscola.
Ovviamente tutto il mio discorso è soggettivo, potrei essere l’unico delle centinaia di persone che ha assistito alla conferenza che la pensa così. In confronto a questi due noti personaggi, io, sono oggettivamente nessuno, ma considerando il fatto che ho scelto ormai anni fa di scrivere un blog, trovo giusto non parlare solo delle cose che mi sono piaciute, ma anche di quelle che mi hanno lasciato indifferente, o peggio, deluso.
L’ultimo incontro è stato introdotto da Ornella Vanoni, nota cantante italiana. Forse, ahimè, un po’ troppo distante dal mondo fotografico, Galimberti compreso. Gran parte dei suoi discorsi infatti erano scollegati dal contesto nel quale ci si trovava.
Nelle rete, e non, cerco di pubblicizzare molto queste serate organizzate alla Triennale, amo la fotografia e amo sentir parlare chi ne sa più di me a riguardo, si ha sempre qualcosa da imparare. Ma questa volta, sinceramente, il mio unico commento sarebbe meh.
Galimberti ha detto veramente poco che fosse frutto della sua esperienza, durante tutta la conferenza. Ogni discorso era composto da citazioni, citazioni di citazioni e citazioni di citazioni di citazioni.
Prima di far vedere una carrellata di sue immagini Galimberti ha esordito con un: “Chiamerei qui un secondo Alberto (rappresentante Canon Ndr.), che ci spiega un attimo che questo proiettore che è una cosa straordinaria, non è per far pubblicità a Canon, che non ce l’ha bisogno, però se Alberto ci spiega velocemente che questo proiettore ha una caratteristica davvero particolare. […] no che poi come mi diceva prima Alberto il colore lo rende in maniera incredibile e il pixel non si vede. Quindi è veramente fantastico”.
Durante la serata veniva anche ricordato: “Ma guardate la bellezza della pellicola scaduta grazie a questi spettacolari proiettori Canon!”.
In seguito parlando di applicazioni per iPhone, veniva spiegato come in applicazioni instagram-like si possano fare foto banali rendendole interessanti poi con qualche filtro prefatto o doppia esposizione.
Galimberti ha voluto chiarire più volte che per lui sono importanti le contaminazioni, da quelle di un bambino di quinta elementare durante uno dei primi dei suoi workshop a quelle dei poeti, dei pittori e dei suoi colleghi fotografi.
Galimberti ha continuamente voluto sottolineare quanto sia importante la progettualità, il voler previsualizzare. Alla fine della presentazione però un suo stretto collaboratore ha preso parola raccontando che qualche tempo fa durante la realizzazione di uno dei suoi famosi mosaici fotografici è arrivato un colpo di vento disordinando tutte le Polaroid. Galimberti non è più riuscito a riordinare il mosaico.
Forse non ho ben capito, ma ho qualche perplessità. Sono mosaici fatti al momento oppure previsualizzati?
Ogni foto fatta vedere durante l’esposizione veniva descritta con uno (o più di uno) dei seguenti aggettivi:
Ornella Vanoni a fine conferenza ha esordito con:
Allora, devo dire che sei un grandissimo fotografo, interessante, molto, sei un grande affabulatore. Modesto… no! Perché dici “questa mi fa impazzire” “questa mi piace moltissimo” , mai un dubbio, mai! Beato te!
Per chi si fosse perso questa conferenza e fosse curiosi di vederla può guardarla in streaming qui.